venerdì 27 luglio 2012

# Muovono solo la coda





Leonora è entrata in negozio. Porta un vestito a righe rosa e verdi, i lunghi capelli raccolti in una treccia con tanto di fiocco bianco. Sembra uscita da una fiaba, o  un cartone animato troppo vivace per bimbi da impressionare.
Gira per la libreria, cerca un libro sulla fauna marina, dice.
Sfiora le copertine e annusa tra le pagine. Tratta i libri come fiori, penso.
Io riapro tranquilla il libro che sto leggendo. Riva, di Kim Thuy. L'ho tenuto sul comodino per mesi; mi è stato regalato a Maggio da un amico conosciuto in un forum, incontrato per caso scendendo alla stazione di Firenze. 
Vai al binario otto? Sì. Pure io. 
Abbiamo fatto un tragitto insieme in treno sulle rotaie che portavano a Pisa.
Il libro sarebbe uscito nelle librerie a giorni, ma lui -per qualche motivo lavorativo- l'aveva avuto prima e me lo stava regalando.
Il suo segnalibro era poco dopo la metà, ma era felice di passarlo a me, così disse.
- Mare mosso! Volevo andare a Norsi, in spiaggia... - Leonora si era avvicinata al bancone, aveva appoggiato i suoi gomiti accanto alla pila dei tascabili del Piccolo Principe e aveva sbuffato.
In effetti il vento non la smetteva di soffiare da un paio di giorni.
- Mi dispiace.. - sorrisi - Ma la costa Nord dev'essere riparata.. Il Maestrale ha deciso di non girarare.
-Mamma non vuole andare lontano da qui. Norsi è vicina.. - sbuffò ancora e fece girare pagina al mio libro aperto.
Lo richiusi e presi un foglio dalla stampante - Ti faccio un ritratto veloce, ferma così -
Sorpresa, rimase immobile con il sorriso appena accennato. a tratti veloci iniziavo ad accennare i suoi lineamenti. Pensai che assomigliasse incredibilmente a mia sorella, pure l'età era la stessa.
- Belle quelle cartoline, le hai fatte tu?
- Si. Se non c'è nulla da fare, in libreria, scarabocchio. Poi le mando a casa, agli amici. Ho preso l'abitudine, le spedisco ogni due o tre giorni.
Annuì, come in attesa di un seguito.
Le ultime due rappresentavano dei pesci. Dei saraghi, precisamente. Hanno una bella forma, sono pesci che muovono solo la coda quando nuotano, e lo fanno pure molto velocemente. Le castagnole non sono così. E nemmeno le occhiate. Figuriamoci gli scorfani, con tutti quegli aculei infuocati in movimento.
Avevo disegnato a penna tutti quei pesci e una colonia di cozze si espandeva da bordo a bordo. Unite formavano un unico ecosistema.
- Ieri ne ho mandate due a casa. Pensavo di spedire queste a Henry, un mio amico.. - dissi abbozzando le ombre accanto alle guance - Non abita molto distante da me, accanto a Udine, ci intendiamo a immagini quando parlare è impossibile per la distanza.
Lei alzò lo sguardo dalle cartoline - Sono saraghi... è fortunato il tuo amico. Quando parti mi mandi pure a me dei disegni?


Quando parto quando parto quando parto. Certo. Parto.
Sull'Isola non si rimane d'Inverno. Quelli come me, lavoratori estivi tornano nei propri covi a fine stagione. 


La vita si dissolve a Novembre e quando inizia il freddo il posto si congela con i suoi abitanti e loro, attaccati agli scogli come patelle, al primo tepore primaverile si risvegliano e accolgono i primi turisti spolverandosi la brina di dosso.


lunedì 9 luglio 2012

# priorità



Ha sapore di lenzuola stese al sole, di terreno smosso dal vento dopo le zappate nei campi dei contadini.
Le mani ferme adagiate sul davanzale, le spalle dritte, un piede a ricercare un appoggio tra le rocce della parete unterna.
Gli occhi mettono a fuoco ciò che il tramonto non incendia.
Sapore di mare, sapore di sale, cantava. Ma io sento solo le cicale e i pomodori fiorire, tutt'attorno quest'estate. Il mare è laggiù... si vede che circonda tutto.

La discesa che faccio di solito con il motorino mi pare meno ripida del solito. Scendo e la lancetta segna quaranta.
La strada tortuosa, i sassi contro le carene nere, le caviglie impolverate, l'asciugamano in collo, l'orizzonte ciano.
Scendo, rallento e giro subito a sinistra. Nel golfo gli alberi delle barche si lasciano cullare dalla brezza del dopocena, pigolano i cuccioli di gabbiano dalle scogliere. Di sera sembrano stelle cadute in mare, quei faretti in cima alle vele, dice Elia - vuole sorprendere, ma non sa che io quel tragitto l'ho fatto centinaia di volte quando abitavo lassù in cima al monte, dove la sensazione di stare su un'isola era palpabile.
Supero il bar di Donella, la rotonda, il sentiero delle palme, la piazza sul mare.
Hai visto? Hanno tolto i pontili due giorni fa.
Scusi, sono di fretta.
Io invece no.
Sono due euro e cinquanta,
Salve.
ha dimenticato di ringraziare!
Andiamo al mare?
Non ora, dammi dieci minuti, faccio un salto in posta e vi raggiungo.
Che poi il tempo si trova sempre per andare a nuotare quando si abita a due passi dalla spiaggia.
E chi le fa più le salite scrutando il golfo dallo specchietto.

Succede che la sera io mi ritrovi davanti al mio piccolo bancone, dopo aver chiuso il negozio,
e la voglia di trascinarmi a casa proprio non c'è. Rimarrei qui, riaprirei le grandi porte d'ingesso, riaccenderei le luci della vetrina. La brezza entrerebbe ad arricciare affettuosamente le copertine più morbide.
Il mare di notte andrebbe vissuto anche da qui. a costo di passare la mattina dopo a lisciare le pagine.

E invece sto girando già la chiave. Resta in apnea, libreria.



venerdì 23 marzo 2012

giovedì 22 marzo 2012

# Conferme di formato

Settembre 2011

"Che fai?"
"Disegno"
"Ma su una cartolina?"
"Si..."
"Poi la spedisci?"
"No, le ho già mandate ai parenti ieri. Mi è avanzata una. Scarabocchio"
Poso la penna. Fuori piove, ma è acqua estiva. Leonora appoggia le mani sul bancone e si guarda attorno.
Niente clienti in libreria questo pomeriggio e probabilmente non ce ne saranno nemmeno questa sera.
"Beh... se devi spedirla vai in posta. Sembra troppo larga come formato, non ci entra nella cassetta in piazza" 


Quella sera chiusi il negozio alle nove. Tre ore prima dell'orario ufficiale estivo. 
Non c'era anima viva sul lungomare, i lampioni illuminavano le pozze d'acqua e le barche dondolavano sul mare nero come inchiostro, leggere, sotto la pioggia. 
Pioggia che rendeva lucidi anche gli scogli più spugnosi e ruvidi. 
Mi avviai verso casa, ma dopo aver superato il molo, decisi di passare per la piazza invece che per le strette stradine del centro. La cassetta delle lettere rossa attirava a se ogni minima luce o bagliore, sembrava di vetro. Ci pioveva sopra. Mi avvicinai e mi accorsi che era coperta di ruggine.

Tutte le lettere al suo interno erano sicuramente bagnate.
Sempre se ce n'erano. 
L'imboccatura era davvero stretta e larga poco più di una decina di centimetri. 

martedì 20 marzo 2012

# Partenze

Venezia è a forma di pesce.


"Cosa spinge alla deriva? Cosa spinge così lontano, che il lontano non basta più.
Si cerca tanto, si cerca il profondo. A costo di annegare."


Di cosa si parlava?
Del blu? Della musica? Dei libri? Dei pesci?

 
La domanda non è Cosa, ma Perché.
Perché in un determinato momento decidiamo che ciò che si ha non serve?
Perché decidiamo di abbandonare un progetto, un' idea, un ideale, per chi ce l'ha.
In zero due ci si ritrova nudi, di fronte ad una porta, senza porta. Solo cardini in vista. Vai avanti, oppure puoi tornare indietro a riprendere i tuoi vestiti logori, sporchi e scuciti. Vado avanti, vado avanti e supero la porta. Nuda, come ho iniziato e come finirò.

Si parlava dei pesci, dicevo. Dei fiori di Iperico, dell' Eucalipto. Degli elefanti, delle parole. Delle spiagge e delle nuove idee che svegliano.
Si parlava di capelli biondi tagliati, di mostre, di lettere e cartoline.
Si parlava e si beveva birra fermandosi nei locali poco affollati di quella città
che io abbraccerei più spesso.
I vicoli stretti ci seguivano dopo ogni angolo. E non mi prendere la mano che mi viene la claustrofobia da emozione.
Sbuffi, sorridi. Domani ti sarai già scordato di me.
"Sei un egoista dei sentimenti" ho pensato.
-Fai quello che vuoi, ma io torno sull'isola - ho detto.

Io amo l'isola, più di ogni città.
Più di ogni luogo che abbia visto da quando ho memoria.
Più del posto dove sono nata, anche se non so bene dove sia.
In realtà non sono mai nata, muoio un po' ogni giorno e rinasco nell'istante in cui non ci sono più.
- Che direzione prenderai? Vai a nuoto? Parti subito? - rise lui.
- Subito. Il tempo di dare la buona notte a Venezia -


lunedì 19 marzo 2012

# Arrivi


25.10.2011


" Mi manca casa, ma sto più che bene qui, quindi non mi preoccupo del Tempo.
D'altronde come potrei preoccuparmi di qualcosa che non mi appartiene?
Il mare è blu per tutti.
L'ho sentito ieri sera, alle sette e mezza circa, mentre nuotavo sotto la scogliera con Dario. Guardando le rocce arancioni e gialle ho visto le ombre farsi più lunghe e coprenti. Più nitide, non più accecate dal calore del terreno. Perfino i fichi d'India sembravano più quieti.

ho detto semplicemente 
"è arrivato" 

e quelle due parole si sono perse tra il sale le onde il vento gli scogli mangiate da qualche gabbiano in volo

non c'è nulla da fare quando qualcosa lo senti
Succede
e
basta.
Si. Ogni anno, per lo più per l'autunno e la primavera. Sono stagioni sensibili, sono l'orologio del mio armadio, sono sciarpe rosse e sandali bianchi, sono cappelli e capelli al vento. 
Mi piace così, anche se farà ancora caldo e noi ci tufferemo tutti dai trampolini naturali nel mare, ieri ed un mese fa, continueremo a mangiare granite, a camminare sul lungomare in canottiera, scalzi, senza nulla in mano, senza borse, occhiaie, senza voglia di tornare a casa.

"Chi?" ha chiesto Dario raggiungendomi nell'acqua con qualche bracciata
"L' autunno"  "

domenica 18 marzo 2012

# Posta dal mare

22.10.2011

Azzurro. 
No. Errore. Blu.
No, sbaglio ancora. Non è blu questo, è ciano. 
Blu-ciano. Blu-ciano-mare.


Io mi arrendo. Mi arrendo a questo mare, io.
Alla sua trasparenza incredibile, alla posidonia al largo, dove comunque so di poter arrivare a nuoto, 
ma preferisco starmene con l'acqua alle ginocchia.
E i pesci, pizzicano le caviglie, i polpacci. Salutano la sconosciuta.



Capo Bianco, si chiama questo posto. Bianco come i sassi sui quali camminare è un calvario,
ma che meraviglia il contrasto tra loro e l'acqua!
Che meraviglia un solo attimo qui.


Quindi mancava tempo.
Eppure io ero lì, immersa nella macchia, tra le colline emerse dal mare. 
Non ho nemmeno dovuto fare pace con il senso di isolamento, non avendoci mai litigato. 
Sono arrivata sull'Isola a Settembre, ho posato la valigia nella camera-mansarda e già mi sentivo a casa.
Maurizio, papà di Lisa alla quale avrei fatto da baby-sitter, sembrava entusiasta. 
"Vanno d'accordo!" avrà pensato lui quando io, scendendo dal traghetto, sono corsa incontro a loro - riconoscendoli dalle foto che mi avevano mandato durante l'inverno - ed ho subito abbracciato Lisa.

Era passato esattamente un anno da quel giorno. Le onde argentee mi abbagliavano mentre, seduta al bancone, ordinavo alcuni testi su Ibs.
Si sentiva solo il rumore del mare e quello delle mie dita sui tasti della tastiera.
Un paio di clienti passeggiavano tranquilli tra gli scaffali. Un ragazzo dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda stava sfogliando Fante. Un'anziana signora si era soffermata accanto ai classici. C'era poi un bambino, si guardava intorno tenendo un libro di Geronimo Stilton in mano.
- La mamma ha chiesto se qui vicino c'è la posta - disse - La cartolina che ha comprato non entra nella cassetta rossa in piazza -
Il ragazzo biondo si girò. Ora solo il mare faceva da cornice sonora. 
- Si... la posta è dopo il centro, nel parcheggio accanto alla farmacia - gli risposi sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso, posò Stilton al suo posto tra il Top-Seller-Baby, ed uscì.

La posta. 
Qualcosa iniziò pure quì.